Felice Naddeo – giornalista de “Il Corriere del Mezzogiorno” – si complimenta pubblicamente, tramite il proprio profilo Facebook, in merito ad un episodio di grande e rilevante sportività che ha visto protagonista il patron della Real Sebastiani Rieti Roberto Pietropaoli durante il match tra Virtus Arechi Salerno e Real Sebastiani Rieti.
Questo il Suo pensiero: “Ci sono momenti e personaggi che ti riconciliano con il mondo che ami, quello della pallacanestro. E ogni tanto, oltre a leggere il vangelo cestistico di Valerio Bianchini condensato in pillole nei post che il Vate scrive su Facebook (oramai è come la Nutella, non riesco a farne a meno), incontri – seppur a debita distanza – donne e uomini che sembrano usciti da un’altra epoca: quella rivoluzionaria del basket italiano tra gli anni ‘70 e ’90. Gente genuina, sportivi veri.
Ebbene, ieri, accogliendo l’invito del mio amico e collega Enrico Vitolo, sono andato al PalaCapriglia per la gara di serie B tra Virtus Arechi Salerno e Real Sebastiani Rieti. Dovevo commentare in telecronaca la partita, cosa che piacevolmente faccio alternandomi la domenica con un altro sodale: il cantore del parquet Giovanni Allegro. Bella sfida tra prima e seconda del girone quella di ieri, risultato sempre in bilico (alla fine ha vinto Rieti). E cosa succede in chiusura di terzo periodo?
Roberto Maggio, play Virtus, va in penetrazione. Al secondo passo del terzo tempo, la sua caviglia si accartoccia come carta da ciclostile nella stampante, perde il pallone e resta a terra dolorante. Andrea Traini, play di Rieti dalla capigliatura selvaggia, raccatta la palla e parte come una scheggia in contropiede.
Alle mie spalle, in tribuna, si palesa un uomo con voce baritonale. Schizza a razzo e in un nanosecondo arriva alla balaustra degli spalti. Mentre scala i gradoni si lancia in un assolo come se stesse chiudendo un’opera lirica alla Scala di Milano: “Traini… vaff…fermati! Butta fuori quella c… di palla… Non ti permettere di andare a canestro. Lo vedi che si è fatto male!”.
Ora non so se Traini avesse compreso che la scivolata di Maggio fosse stata causata da una scavigliata, fatto sta che mi sarei aspettato che il padrone di quel vocione fosse un ultrà della Virtus. E invece no. Il signore in questione è Roberto Pietropaoli, il socio di maggioranza della Real Sebastiani Rieti. In pratica il presidente della capolista. Da quel momento ho capito di adorarlo.
E di volerne almeno un altro migliaio come lui in giro per l’Italia, specialmente a gestire settori giovanili. E perché no, anche al posto di tanti allenatori di ultima generazione che pensano di essere novelli Bobby Knight quando al massimo potrebbero portare in campo le borracce.
Ieri ho intuito che, oltre ad aver tirato fuori tanti soldi per mettere in piedi una corazzata destinata alla serie A, quest’uomo è un grande sportivo. Sono andato a fare un po’ di ricerca sul personaggio in questione. E c’è una cosa che mi ha colpito. Tra le prime parole pronunciate dopo aver acquisito le azioni di questa storica società, che è stata tra le grandi d’Italia nel passato, ha sentenziato: “Nessuno indosserà mai i numeri di maglia di Sojourner, Sanesi, Meely, Brunamonti e Zampolini”. E poi ancora: “La Real Sebastiani nasce per andare in A, l’obiettivo è rigiocare una finale scudetto a Rieti come fece Renato Milardi”. Chapeau. Lui sì che ha sangue nelle vene”.
Giovanni Filippi