Olimpia, coach Messina ''Questa è stata prestazione di grande coesione, si sono tuffati su ogni pallone vagante''

Coach Ettore Messina ha vinto il suo scudetto numero due alla guida dell’Olimpia, è anche il primo back-to-back dal 1987. Prima di lui avevano vinto due scudetti consecutivi alla guida dell’Olimpia, Giannino Valli, Cesare Rubini e Dan Peterson.

“Questo scudetto lo dobbiamo ad una proprietà che, anche nei momenti più bui, ci ha sostenuto con positività, senza mai farsi prendere dall’ansia. Il signor Armani e il Signor Dell’Orco hanno avuto un peso molto importante. Poi è uno scudetto di un gruppo di giocatori che avevano mille motivi per essere insoddisfatti per minuti che non giocavano o per altri motivi, ma alla fine ha sempre trovato la forza di mettere da parte le situazioni personali pensare alla squadra. La dimostrazione è la partita di stasera, dove tutti ci hanno aiutato ed hanno avuti momenti utili, in difesa e in attacco.

Poi è lo scudetto di uno staff di persone competenti ed in gamba, intendo lo staff tecnico ma non solo. Siamo enormemente grati ai tifosi per quello che ci hanno dato, non solo oggi, ma anche nei momenti difficili della stagione. Vincere rappresenta sempre una bellissima soddisfazione. Pochissimi avrebbero pensato che una squadra sarebbe stata in grado di vincere tutte le quattro partite in casa, anche io avevo tanti dubbi. Invece, questa è stata prestazione di grande coesione, si sono tuffati su ogni pallone vagante. E tutte le palle vaganti le abbiamo prese noi. Abbiamo fatto un po’ quello che avevamo già fatto in Gara 5, non li abbiamo aspettati, li abbiamo aggrediti”.

Il significato della vittoria: “Non è che facciamo questo per vincere contro qualcuno. Quando ero più giovane avevo l’ansia di rivalsa, ora siamo in un mondo in cui ne capitano talmente tante che non ho voglia e motivazione per fargli vedere qualcosa a chi ha detto o scritto qualcosa. Non leggo, altrimenti ci resterei male, perché sono umano. Sono felice per mia moglie, i miei figli, la mia famiglia, il club. Sono troppo contento per loro e per il pubblico. In un anno così la media spettatori più alta di sempre, quasi 10.000 spettatori per gara”.

Le scelte di turnover: “Hines non lo lascio fuori mai, per la sua storia e per quello in cui crediamo, per me è banale, ci sono cose che valgono più di due canestro o un rimbalzo. Ho scelto Hall, che non ha fatto una grande serie, ma dovevo fronteggiare la fisicità e la profondità della Virtus. Ero molto preoccupato. Quando fai queste scelte, ci sono cinque giocatori che stanno fuori. Questo può spaccare una squadra, se uno di loro andasse a piangere da qualcuno e trovasse terreno fertile tutto si sgretolerebbe. Invece hanno tutti continuato a lavorare, superando anche l’umiliazione quando arriva il giorno partita di andarsi ad allenare individualmente perché non si sa mai. Per questo dico che è lo scudetto di tutte le persone che lavorano con noi”.

La finale di Gigi Datome: “L’abbiamo tenuto in naftalina tutto l’anno. Ho tirato cinquantamila bestemmie quando era fuori, grazie a tutti quelli che hanno lavorato con lui, fisioterapisti, medici, preparatori. Vorrei essere un po’ zen come Gigi, non l’ho mai visto scoraggiato, tranne al preolimpico di Torino quando era giù fisicamente e aveva un gomito impossibile. Ha una grande serenità interiore. E’ stato il nostro MVP, ed è una cosa bellissima”.

Sulla sua stagione personale: “Non sarei mai venuto qui se l’ultimo risultato avesse condizionato i giudizi sul mio lavoro. Ma sapevo fin dal primo giorno che non sarebbe mai stato così, con il Signor Armani e il Signor Dell’Orco. Sono io che se mi sento inadeguato magari mi faccio da parte. Il contratto non conta, ho lasciato due anni di contratto al Real Madrid non è una discriminante. In questa società le decisioni non arrivano con la pancia, per questo sono contento di farne parte”.

Fonte: ufficio stampa Olimpia Milano 

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