Basket Fermo, coach Pomante ''Il lavoro che abbiamo fatto adesso sta pagando. Dobbiamo continuare così''

Alfonso Pomante è l’allenatore del Basket Fermo in Divisione Regionale 1. Arrivato a Fermo i primi di novembre, dopo un inizio difficoltoso per la squadra, oggi è un punto di riferimento imprescindibile per la squadra stessa e la società. Riservato e restio ad apparire in fotografia, ci ha concesso la possibilità di rispondere ad alcune domande in un momento particolarmente felice per il BKFM in campionato.

Come ha trovato e come si è trovato in questa giovane società sportiva che esiste solo da dieci anni?

«Ho trovato una società organizzata, una società che conoscevo già per averci giocato contro già altre volte anni addietro, e devo dire mi sono trovato molto bene. Mi sembra una società strutturata, con molte persone che lavorano veramente in maniera importante per poter portare avanti un progetto sportivo serio sia a livello giovanile che a livello di prima squadra. Mi sto trovando benissimo, una società di persone appassionate vicine alla squadra, che hanno un grande entusiasmo e spero continuino sempre a supportare quella che è l’attività sportiva del fermano, perché per una città come Fermo è importante avere una società sportiva di basket che faccia un buon lavoro sia nel settore giovanile ma anche a livello di prima squadra.

Fermo è un capoluogo di provincia e deve avere una società importante. Quindi, ribadisco, mi sono trovato molto bene. Il Basket Fermo è una società unita. Mi ha fatto molto piacere partecipare alla cena di società, che ha dimostrato il fatto che tra settore giovanile e prima squadra c’è una continuità, c’è una voglia di condividere quelle che sono le imprese sportive, sia dei ragazzi che della prima squadra».

Tre vittorie consecutive e una classifica promettente con una squadra partita in campionato con qualche difficoltà e presa in carico a campionato iniziato. Qual è stata la leva su cui ha fatto forza per risollevare la squadra?

«La squadra, quando sono arrivato era in grosse difficoltà. Eravamo ultimi a zero punti, e una partita da fare tre giorni dopo contro San Severino che in quel momento era una squadra molto in forma: infatti subito dopo eravamo a zero punti e quattro sconfitte. Adesso siamo riusciti, bene o male, a ripartire, grazie all’impegno di tutti, grazie al grande lavoro fatto durante la settimana. La leva su cui ho fatto forza è stata quella del gruppo, perché bene o male la squadra è formata da un gruppo di ragazzi che hanno voglia di allenarsi che, al di là di qualche acciacco fisico, non saltano mai gli allenamenti, e hanno l’orgoglio di voler far bene.

A questo livello si gioca per la soddisfazione, non è che si gioca per un discorso di tipo economico, c’è gente magari che ha giocato a livelli più alti, qualcuno invece è un giovane. La leva è quella di voler far bene, perché un po’ tutti ci teniamo a trovare soddisfazione in quello che è prima l’allenamento e poi la partita. Dico sempre che un giocatore che finisce la partita con la maglia sudata è un giocatore che sicuramente si è divertito, ha avuto il compenso giusto, quello che cercava venendo a fare allenamento. Quindi, ribadisco, la leva su cui ho fatto forza è stata quella di far capire ai ragazzi che lavorando, facendo determinate cose, andando magari a fare cose più difficili, quindi anche faticose, con il lavoro di palestra si arriva sempre.

Io sono convinto che il lavoro di palestra, quando il livello non è particolarmente alto, perché in serie A sono già cose diverse, il lavoro di palestra è quello che fa la differenza. Lavorare forte in palestra, poi, porta anche grande giovamento nelle partite. Questo all’inizio ci ha pagato relativamente, perché abbiamo avuto una miriade di infortuni. La prima volta che siamo stati tutti è stata la partita con Ascoli. Però il lavoro che si è fatto prima, il lavoro che si è fatto sotto le feste di Natale, adesso ci sta pagando. Speriamo di continuare su questa scia».

Quanto è stato utile il nuovo arrivato nel mercato di gennaio, Berthol Nyonse Yetga, e come si è inserito nella squadra?

«Berthol si è inserito benissimo. Un ragazzo squisito. Non è un mangia palloni, è uno che si sacrifica, gioca in tre ruoli diversi, è uno che in mezzo al campo quasi si fa problema a prendersi un tiro un più rispetto un tiro in meno, perché magari ha paura di tirare di più rispetto agli altri. È uno che si prende sempre l’attaccante più forte. È il collante che ci mancava, quel giocatore di raccordo tra gli esterni e i lunghi. Ci è mancato, soprattutto perché ad inizio anno, prima che arrivassi, si è infortunato Marco Quondamatteo, che era il giocatore che più o meno a livello tattico doveva andare a coprire questo tipo di ruolo.

Il ragazzo è fantastico. Ribadisco, ha delle capacità sia tecniche che atletiche buone e su cui lui lavora quando facciamo allenamento. Si è inserito benissimo, e si vede la differenza. Adesso abbiamo la possibilità di giocare in tante maniere, abbassarci con il quintetto, alzarci, riusciamo ad essere atletici. Quindi mi ha dato la possibilità di poter svariare a livello tattico, cosa che prima non potevamo, perché eravamo molto più rigidi come squadra, e faticavamo a contenere quei giocatori come Magrini, Vissani, che comunque sono giocatori fisicamente forti che giocano lontano da canestro.

Si è visto nell’ultima partita, quando Casalini, che è un giocatore di quel tipo, l’ha preso Berthol e l’ha neutralizzato alla grande, quando questo nelle due partite precedenti aveva fatto veramente grandi cose, lo ha ridotto a un giocatore abbastanza normale. Quindi contentissimo, è quello che ci mancava, è quello che ci aiuta a far giocare meglio gli altri».

La squadra è stata accusata di avere nel gruppo troppi giocatori avanti con l’età, eppure un ruolo fondamentale viene svolto dagli atleti nati tra il 2000 e il 2005: come giudica la composizione anagrafica della squadra?

«L’età anagrafica, per come la vedo io, ha nessun significato, nel senso che ho visto ragazzi di ventidue anni avere mentalità
di risparmio come un giocatore di quarantacinque anni, e poi vedo giocatori di quarant’anni, come Josè, che in mezzo al campo non si risparmiano mai e cercano sempre di fare il meglio. La squadra è composta in maniera correttissima da persone che hanno un’età più elevata, ma con lo spirito di gente che gioca perché gli piace fare questo sport, e ragazzi molto più giovani che piano piano possono e stanno dando un grande contributo. Io la squadra la vedo assolutamente equilibrata.

Se facciamo una media anagrafica non è poi così diversa dalle altre. Questo campionato è pieno di giocatori di esperienza: se andiamo a Civitanova troviamo i fratelli Amoroso, se andiamo in altre squadre troviamo comunque giocatori esperti come Di Angilla che ancora oggi è un giocatore che fa la differenza per Pedaso che è in testa alla classifica, giocatori come Polonara che sta a Porto San Giorgio, Riccardo Nardi che fa sempre la differenza a Macerata. I giocatori di esperienza sono fondamentali. Sono quelli che in mezzo al campo devono dare l’esempio, sono quelli che in mezzo al campo nei momenti difficili, siccome ne hanno passate tante, sanno qual è la strada giusta da prendere. La nostra squadra è una squadra bilanciatissima.

Abbiamo un paio di giocatori che magari hanno qualche anno in più, abbiamo un Michele Bruscantini che è un esempio sempre agli allenamenti. Poi abbiamo un manipolo di ragazzi, tra il duemila e il duemilacinque che comunque hanno grandi possibilità. Qualcuno neanche se ne rende conto ancora di quello che può fare. Alberto Anibaldi ha delle capacità clamorose, deve solamente continuare su quella che è la strada che ha intrapreso perché in mezzo al campo, nell’uno contro uno, è difficilmente contenibile.

Il problema grosso è che noi abbiamo giocato per dieci o dodici partite, proprio perché partivamo da una situazione di classifica difficile all’inizio, con una “scimmia sulla spalla” che ci portava in mezzo al campo ad avere anche paura di fare le cose. Ora che riusciamo a fare le cose con un po’ più di tranquillità data da una classifica un po’ più tranquilla, anche chi non è corazzato come quelli più esperti riesce a tirare fuori le sue capacità. Quindi sarà una cosa che ci troveremo più avanti, ma io sono convinto che continuando a lavorare, quando arriveranno i playoff si vedrà tutta la differenza, perché quello che hai fatto prima lo trovi dopo. Quello che ho detto ai ragazzi è che l’importante è entrare, poi alla fine vediamo quello che succederà.

Adesso siamo rientrati, siamo a due punti dalla quinta, dietro abbiamo messo qualche punto di distanza che ci consente di andare, ad esempio, a Tolentino con la mente sgombra, sapendo che abbiamo una grande occasione. Un’occasione che va colta. Abbiamo vinto nei momenti più difficili quelle partite che, magari in difficoltà come Ascoli all’andata, con Macerata in un momento in cui avevamo gli infortunati, con Porto Sant’Elpidio quando avevamo fuori Panaro e altri. Sono punti che abbiamo guadagnato, e adesso dobbiamo andare a cogliere l’occasione. Quindi ribadisco, squadra non anziana e lo vedo dall’allenamento: se la squadra corre è giovane». 

Fonte: ufficio stampa Basket Fermo

 

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